questo sito utilizza cookie per profilazione e per mantenere gli accessi al forum.
scorrendo questa pagina o cliccando su questi link ne accetterai automaticamente l'utilizzo.


blog|informatica, storia, novelle ecc



antico egitto: come nasce, si sviluppa e decade

L’Egitto è naturalmente protetto dal mare Mediterraneo, dal Mar Rosso, dal deserto occidentale. La civiltà egizia si sviluppa nella valle del Nilo, che è lungo 6671 km (Omero lo chiamò il fiume caduto dal cielo). antico EgittoA Khartum (Sudan) il Nilo bianco si riunisce al Nilo azzurro, e dopo sei cateratte corre per circa 1200 chilometri fino al delta; ramo di Rosetta a est, ramo di Damietta a Ovest. Fino al V millennio a.C. il territorio è suddiviso in una moltitudine di regni e distretti autonomi l’uno dall’altro. Nel corso del IV millennio a.C. ci fu un lungo processo di unificazione dei regni che portò alla nascita di due distinti regni Alto e Basso Egitto. Il Basso Egitto è la regione pianeggiante vicino alle coste del Mar Mediterraneo a nord del paese. L’Alto Egitto è la regione montuosa a sud del paese. I due regni sono riuniti sotto un unico re nel 2850 a.C. ad opera del faraone Narmer (Menes). Con l’unificazione dell’antico Egitto viene unificata anche la capitale dell’intero regno nella città di Thinis nel Medio Egitto. Il periodo storico dalla nascita dell’Egitto (2850 a.C.) alla sua caduta (523 a.C.) è suddiviso in quattro epoche: Regno antico (2850 – 2050 a.C.) Regno medio (2050 – 1580 a.C.) Regno nuovo (1580 – 663 a.C.) Bassa epoca (663 – 525 a.C.) La società e l’economia egiziana sono determinate dalla presenza del fiume Nilo, dalle sue piene estive, a seguito delle piogge equatoriali, che provocano una inondazione ciclica delle terre circostanti lasciandovi sopra una sostanza, detta limo, che le rende fertili e coltivabili. Grazie a questo fenomeno naturale le popolazioni nell’antico Egitto godono di una elevata produttività agricola della terra e di un abbondante raccolto annuale. Il Nilo è uno dei fattori naturali determinanti per la nascita della civiltà egiziana. La regione gode anche di una particolare morfologia del territorio che la rende particolarmente protetta dalle invasioni con il mare a nord, il deserto ad ovest e a sud e un istmo molto stretto che collega la regione egiziana all’Asia. Il Basso Egitto è la regione settentrionale dell’Egitto, cioè la zona del delta del Nilo. Nel periodo dell’Egitto protodinastico, i diversi popoli che si sono stanziati nella zona si riuniscono in un unico regno. Il Basso Egitto è diviso in 20 distretti governati dai nomarca che hanno carica di funzionari. Nel 3000 a.C. il regno del Basso Egitto è unito al regno dell’Alto Egitto dal faraone Narmer, il primo sovrano della I dinastia. Nella storia dell’antico Egitto con Alto Egitto si intende tutta la zona meridionale dell’Egitto che inizia dalla prima cataratta del Nilo. Inizialmente si tratta di unità politiche autonome, e poi nel periodo dell’Egitto protodinastico (IV millenio a.c.) i distretti si uniscono nell’Alto Egitto come regno unico. L’Alto Egitto è chiamato anche Terra dell’Ape e si divide in 22 distretti. A capo di ogni distretto vi è un nomarca che riceve la carica o per eredità o per nomina del re. I nomarca sono relegati al ruolo di semplici funzionari nei periodi di forte autorità centrale mentre acquistano un marcato potere locale nei periodi di disgregazione. Il Regno antico è un periodo della storia dell’antico Egitto che inizia nel 2850 a.C. con l’unificazione dei regni dell’Alto Egitto e del Basso Egitto e termina con l’ascesa al potere della dinastia tebana. L’Egitto vede il suo periodo più fiorente tra il III ed il II millennio a.C., epoca in cui si sono successe ventuno dinastie di faraoni suddivise in tre periodi storici: Antico Regno (3000-2000 a.C.), Medio Regno (2000-1700 a.C.) e Nuovo Regno, (1570-1100 a.C.). Il Regno antico è suddiviso in due fasi: Periodo thinitico. Al periodo thinitico appartengono le prime due dinastie di faraoni. La capitale dell’antico Egitto è la città di Thinis da cui prende il nome il periodo. Le prime due dinastie di faraoni (le Tinite) hanno organizzato il regno dal punto di vista burocratico ed amministrativo. Periodo menfitico. Al periodo menfitico appartengono le successive otto dinastie di faraoni. La capitale dell’antico Egitto è la città di Menfi da cui prende il nome il periodo. Nel corso del Regno Antico sono realizzate le grandi Piramidi e la Sfinge. L’antico Egitto conosce il suo primo periodo di splendore ed alterne fasi di decadenza. Il territorio viene suddiviso in province amministrate da funzionari che rispondono direttamente al faraone. La ricchezza del sistema economico consente la costruzione delle grandi opere monumentali come il complesso funerario di Saqqara del faraone Zoser e le piramidi di Giza dei faraoni Cheope, Chefren e Micerino. Fu sotto Zoser, primo sovrano della terza dinastia, spartiacque tra Epoca Eneolitica ed Età Storica, che il centro amministrativo del paese è trasferito da Abido a Menfi. Per questo l’Antico Regno è detto anche Menfita. Il faraone nomina un collaboratore di fiducia nella figura di Imhotep, medico, astronomo, sacerdote, architetto. Anche se non portò mai il nome di visir, ne svolge le funzioni. A lui si deve la realizzazione della piramide a gradoni di Saqquara, sulla riva sinistra del Nilo, poco distante dalla capitale. E’ ormai quasi certo che Zoser si sia spinto con escursioni militari verso la Nubia e un’incisione rupestre attesta che le sue armate giungono nel Sinai ambìto per le sue miniere di pietre preziose. Se la fine della terza dinastia è avvolta nel mistero, altrettanto si può dire per la storia della quarta che pure annovera tra i suoi sovrani i costruttori delle grandi piramidi di Giza. Cheope, Chefren e Micerino sono meno conosciuti dei loro predecessori. Non si sa nulla delle spedizioni militari della dinastia, eccezion fatta per una spedizione nel Sinai ordinata da Cheope. Ma i monumenti sepolcrali di questo periodo stanno a dimostrare un’evoluzione della tecnica che solo una solida amministrazione politica avrebbe potuto indirizzare a esiti tanto maestosi. L’origine della quinta dinastia è al centro di un racconto in cui si narra che la moglie di un sacerdote di Ra avrebbe dato alla luce i primi tre sovrani, di cui lo stesso Ra sarebbe stato il padre. La vicenda attesta quanto in quest’epoca il culto del dio solare abbia progredito su quello degli altri dei e lascia supporre che il clero di Eliopoli abbia giocato un ruolo di primo piano nella designazione della nuova stirpe di sovrani. Da questo momento l’appellativo di “figlio di Ra” diviene attributo tradizionale del faraone. E’ in questo periodo che vengono compilati i Testi delle Piramidi mentre la religione solare ispira la costruzione di numerosi templi. In politica estera le ambizioni espansionistiche si rivolgono verso l’Asia. Il passaggio alla sesta dinastia si compie senza apparenti conflitti. Il faraone più noto è Pepi. Le biografie dei suoi più stretti collaboratori ci danno qualche informazione sulla sua vita privata. Sappiamo che presiedette alla costruzione di numerosi templi e fonti su papiro attestano il suo attivismo nella fondazione di opere pie. Pepi I provvede alla difesa militare della Nubia e organizza ben cinque spedizioni contro i beduini d’Asia. Se il suo diretto successore ha la sfortuna di morire dopo pochi anni di regno, le cose vanno diversamente per Pepi II il cui governo è i più lungo dell’Egitto. Sotto di lui frequenti sono le spedizioni commerciali a Biblos e nel Corno D’Africa, ma si manifestano anche evidenti i primi segnali della decadenza che interesserà il Paese nel Primo periodo intermedio. Se l’Antico Regno è il periodo dell’apogeo del potere dei faraoni, vere e proprie divinità in terra, quello in cui si pongono le basi di una civiltà i cui caratteri portanti si conserveranno per tremila anni, questa nuova fase è un’età di crisi politica, sociale ed economica. Carestie, torbidi, perdita di prestigio dell’autorità centrale del sovrano a vantaggio dello strapotere dei governatori ci sono noti da testi letterari successivi, ad aggravare la situazione sono probabilmente le incursioni straniere di provenienza asiatica. La povertà dilaga, la confusione domina fino a quando, intorno al 2100 a.C. circa,, ritroviamo l’Egitto unificato sotto l’autorità di Mentuhotep II, discendente dei governatori tebani del Sud. Il regno medio di Egitto è un periodo storico dell’antico Egitto compreso tra l’ascesa al potere di nobili di Tebe (2050 a.C.) fino alla cacciata degli Hyksos dal territorio egiziano (1580 a.C.). E’ un periodo di alterna fortuna conosciuto anche come “primo periodo tebano”. I faraoni tebani salgono al potere e riescono a risollevare l’Egitto dallo stato di decadenza in cui versava. Dopo la crisi dell’Antico Regno, causata dagli abusi dei governatori delle varie province, l’opera dei sovrani tebani riporta l’Egitto all’antico splendore. La capitale dell’Egitto viene spostata a Tebe. E’ ormai tempo di un generale ripensamento della politica tradizionale, bisogna mettere mano a un deciso e severo risanamento delle precarie condizioni economiche in cui l’Egitto versa, si tratta di conquistare nuovi consensi allargando ad altri, mediante il rito, la certezza della vita ultraterrena. In quest’età, molti partecipano alle cure tradizionalmente riservate al faraone, dei visir, dei funzionari di corte e le fonti rivelano chiaramente come questi ultimi non siano più scelti in base al ceto d’appartenenza, ma in virtù dello spirito d’iniziativa, dell’obbedienza, dell’abilità effettivamente dimostrata. A garantire rinnovata prosperità è il potenziamento dei commerci. La bonifica in corso delle paludi della zona del delta conquista nuova terra al lavoro del contadino. I sovrani della dodicesima dinastia tornano a stabilirsi nella zona di Menfi da cui possono governare il paese più facilmente. Sesostri III avanza da conquistatore fino in Palestina e consolida il possesso della Nubia grazie alla dislocazione nella regione di postazioni fortificate. Fortificazioni altrettanto potenti proteggono il Paese in prossimità dell’Istmo di Suez. Noti quali abili costruttori i faraoni della dodicesima dinastia si preoccupano di valorizzare il territorio e fanno del Fayyum una vera e propria oasi in prossimità della quale edificano la loro residenza. In questo periodo, di cui in architettura restano poche tracce, la statuaria e l’oreficeria raggiungono il loro apogeo, la letteratura produce un capolavoro Il Romanzo di Sinuhe e la lingua consegue una purezza che sarà modello per le epoche successive. A concludere il periodo del Medio Regno è una donna, la regina Sebekneferure. La sua successione viene messa in discussione, si scatenano lotte intestine di cui beneficiano gli Hyksos, alla lettera “i capi dei paesi stranieri”, insieme di tribù nomadi semite il cui insediamento nella zona del Delta è da porsi in relazione con un più vasto movimento di migrazione che interessa tutta l’Asia. E’ questo il Secondo periodo intermedio, non più lungo di duecento anni circa e nel corso del quale da una fase di piena soggezione ai nuovi avvenuti, l’EgHyksositto passa infine a una fase di riaffermazione di controllo del territorio. Sorprende il numero dei re che avrebbero governato il Paese in questa età, e d’altra parte la ricostruzione delle successioni è incerta e c’è persino da credere che le dinastie abbiano regnato in parallelo, alcune da Sud, altre da Nord, altre ancora dal centro in relazione all’evolversi della convivenza con i recenti conquistatori. Da loro gli Egizi apprendono la metallurgia del bronzo e soprattutto l’uso del cavallo e del carro da guerra, conoscenze che si riveleranno preziose nell’età successiva. Sembra inoltre che gli Hyksos, conquistato il Paese, si siano limitati a pretendere dai sudditi il pagamento di un tributo, ma non si siano affatto preoccupati di modificare l’amministrazione egizia che continuò a essere concepita alla maniera tradizionale. La riscossa viene dall’Alto Egitto e annovera come eroi Kames e suo fratello Ahmosis che, conquistata Avaris, la capitale degli Hyksos, e inseguiti gli avversari fin nella Palestina meridionale, fonda la diciottesima dinastia con cui ha inizio il Regno Nuovo. Il regno nuovo di Egitto è un periodo storico dell’antico Egitto compreso tra la cacciata degli invasori Hyksos (1580 a.C.) e l’ascesa della XXVI dinastia di faraoni (663 a.C.). Il superamento della crisi si deve sempre alla dinastia dei sovrani tebani i quali, tra il 1570 ed il 1085 a.C. sono riusciti nuovamente a riportare il regno agli antichi fasti. Il regno nuovo di Egitto è conosciuto anche come “secondo periodo tebano”. I faraoni tebani riconquistano il territorio occupato dagli invasori Hyksos per 150 anni, riportando al massimo splendore la civiltà egiziana. La politica espansionistica dei faraoni tebani estende il territorio egiziano fino alla Siria e alla Fenicia. Alcune città mesopotamiche (es. Babilonia) e l’Assiria riconoscono la supremazia egiziana e sono costrette a versare tributi nelle casse egiziane per evitare l’assoggettamento. E’ probabilmente il periodo di maggiore forza e vigore dell’antico Egitto. Nel regno nuovo di Egitto salgono al potere la XVIII e la XIX dinastia. I nomi dei faraoni di queste dinastie hanno segnato la storia dell’antico Egitto. Tra questi si ricordano, in particolar modo, i faraoni Tutmosis III, Amenofis III, Amenofis IV, Tutankhamon, Ramesses II e Ramesses III. E’ un periodo di grande fermento artistico e ingegneristico. In questo periodo sono costruite grandi opere e monumenti tra i quali il sepolcro di Ramesses II (cd Ramesseum) e il Tempio del dio Amon presso l’attuale località di Karnak. Nel XIII secolo il faraone Ramesse II redige il primo trattato di pace della storia dopo la vittoria contro gli ittiti nella battaglia di Qadesh. E’ anche un periodo di grandi rivoluzioni culturali e religiose. Per un brevissimo periodo viene introdotto il culto del dio Aton. La ricchezza egiziana è tuttavia anche un oggetto di forte richiamo per nuovi nemici e invasori. Nel 1279 a.C. gli egiziani sotto la guida del faraone Ramesses II riescono a fermare l’invasione degli ittiti con la vittoria di Kadesh. Pochi decenni dopo respingono il tentativo di invasione dei popoli del mare. Decadenza del nuovo regno. Nel XI secolo a.C. la civiltà egizia si avvia verso un progressivo declino a causa di un processo di disgregazione interno che culmina con la contemporanea presenza di due capitali: Tebe come capitale religiosa e Tanis come capitale politica. Dopo essere entrati in una nuova fase di decadenza gli egiziani non riescono a respingere l’invasione degli assiri che nel 666 a.C. conquistano e assoggettano il territorio egiziano. Dal 660 al 525 a.C. sale al trono d’Egitto la dinastia saitica. La bassa epoca è un periodo storico dell’antico Egitto compreso tra l’ascesa al potere della XXVI dinastia (663 a.C.) e l’invasione dei persiani in Egitto (525 a.C.). E un periodo di forte ridimensionamento delle ambizioni egiziane. Nel 663 a.C. Psammetico I, governatore di Sais, caccia gli assiri dai territori egiziani e conquista il trono di Egitto. Con il faraone Psammetico I ha inizio la XXVI dinastia di faraoni. La capitale egiziana viene spostata sul delta del Nilo nella città di Sais. Nella bassa epoca gli egiziani rinunciano alle politiche espansionistiche ed a gran parte dei territori conquistati in passato. Con la XXVI dinastia l’Egitto rafforza soprattutto la propria politica commerciale ed intensifica gli scambi con greci e fenici. Tuttavia la debolezza militare e la ricchezza commerciale sono un’attrattiva molto forte per le altre popolazioni confinanti. Nel 525 a.C. il regno di Egitto viene conquistato dai persiani sotto la guida del re di Persia Cambise. L’ultimo faraone della XXVI dinastia, Psammetico III, muore in battaglia e con lui cade l’indipendenza dell’antico Egitto. Con l’invasione persiana l’Egitto diventa una provincia periferica del vasto impero persiano. NiloIl Nilo – Ancora oggi ci si chiede cosa sarebbe l’Egitto senza il Nilo, questo imponente fiume che, come detto, è lungo 6671 km, e nasce nella parte centro-orientale dell’Africa (Sudan), dove ebbe origine l’ominazione. Il Nilo ha anche due grandi affluenti: Nilo Bianco e Nilo Azzurro, che s’incontrano e si fondono vicino alla capitale sudanese Khartoum. E’uno dei fiumi più lunghi del mondo, con una portata di 2.830 mc al secondo (la media annuale è di 1.048 mc) e con un bacino idrografico che copre una superficie di 3.254.555 kmq (quasi 11 volte l’Italia), che rappresenta circa il 10% della superficie dell’Africa. Nella zona desertica dell’alto Egitto forma un’oasi fluviale larga dai 5 ai 20 km utilizzabile per la coltivazione. A nord del Cairo, si divide in due rami che confluiscono nel Mediterraneo: il Ramo di Rosetta a ovest e il Ramo Damietta a est che danno vita così ad un Delta che si estende su 24.000 kmq di superficie. Da Khartum il corso del Nilo è molto regolare con una scarsissima pendenza, interrotta solo dalle sei cataratte fino ad Assuan, che sono un ostacolo alla navigazione solo nelle acque basse. Nel passato, a causa di queste piene, il livello dell’acqua aumentava di parecchi metri (presso Assuan di 9 metri), e solo i villaggi costruiti su alture non subivano danni. L’acqua del Nilo lasciava nei campi una grande riserva d’acqua oltre ad uno strato di limo molto ricco di sostanze fertilizzanti. Tutte le tombe dell’antico Egitto sono state costruite a ovest del Nilo, poiché gli Egiziani credevano che, al fine di entrare nell’oltretomba, bisognasse essere sepolti sul lato che simboleggiava la morte. Le piene annuali del Nilo erano dovute allo scioglimento delle nevi nella zona delle sorgenti dell’Africa equatoriale. Esse portavano grande fertilità, ma anche allagamenti di precedenti coltivazioni, per cui era impossibile potersi insediare stabilmente nei pressi del fiume, almeno non senza prima averlo controllato con appositi bacini e canali, ed è appunto da questa esigenza che nasce la necessità di uno Stato centralizzato (uno dei primi della storia), in grado di garantire la manutenzione costante di quelle strutture da cui dipende la sopravvivenza di tutti. Questa esigenza fece sì che le tribù nilotiche impararono a vivere prima sotto l’autorità di capi locali (fase della formazione dei distretti o nomos). I vari nomos si scontrarono e si allearono tra loro, nell’arco di circa un millennio, fino a formare due regni, l’Alto Egitto a sud (costituito dalla parte meridionale della valle del Nilo, montuoso e poco fertile) e il Basso Egitto a nord (costituito principalmente dal delta del fiume, pianeggiante e molto coltivato). Il regno dei Tolomei durò dal 323 sino all’arrivo dei romani (30 a.C.). La dinastia tolemaica (13 re e tre regine, tutti col nome di Tolomeo, e le regine con quello di Cleopatra) favorì le scienze e le arti: famosa la biblioteca d’Alessandria, che possedeva 700.000 volumi e che subì ripetuti incendi, a partire da quello sotto Cesare. Arte, scienza e cultura: la cultura è privilegio esclusivo delle classi elevate (specie i sa cerdoti). Tra le scienze esatte spiccano: matematica, geometria, astronomia e meteorologia (conoscevano l’anno solare diviso in 12 mesi di 30 giorni cui se ne aggiungevano cinque di festività e sapevano prevedere con relativa esattezza il momento delle piene); tra le scienze applicate spiccano ingegneria, idraulica e agrimensura (dovevano calcolare i livelli di piena, regolare l’intensità del flusso idrico, progettare canalizzazioni dei campi, misurarli esattamente, perché il fango trasportato dalle esondazioni cancellava i confini tra i vari appezzamenti). Usavano la squadra, il livello, il filo a piombo, le aste di misurazione…; usavano il sistema decimale ma non il posizionale delle cifre, quindi usavano somma e sottrazione, ma per moltiplicare sommavano la cifra tante volte quanto era necessario (per le frazioni usavano solo il 2/3). Nell’architettura sono importanti le piramidi, la Sfinge, i templi, gli obelischi (quest’ultimi sono monumenti quadrangolari molto alti, realizzati in un unico pezzo di pietra simboleggiante i raggi pietrificati del sole); nella scultura le statue di faraoni e di divinità; la pittura parietale si trova in palazzi, tombe e templi. La mummificazione dei faraoni portò allo studio dell’anatomia e della medicina.esempio di geroglifico Letteratura: Prevalentemente di carattere religioso (ad es. Libro dei morti). Ma vi sono altri testi: Storia dell’Oasiano, Racconto dei due fratelli, Cattura di Joppe, Principe predestinato, Racconto del naufrago, Racconto di Sinuhe, Canti dell’Arpista (ove si plaude al fatto che la morte rende tutti uguali), Inno al Nilo (quest’ultimo spiega molto bene che cosa avveniva in assenza delle piene del Nilo). Scrittura: La scrittura egiziana nacque presumibilmente nella regione del Delta del Nilo, in un’epoca probabilmente precedente a quella in cui si affermò la scrittura cuneiforme in Mesopotamia. I primi esempi di scrittura geroglifica, grazie al ritrovamento di alcune tavolette ad Abido che testimoniano il pagamento di tasse, risalgono al periodo anteriore all’unificazione del Paese sotto il faraone Narmer, mentre gli ultimi appartengono al terzo secolo quando progressivamente la scrittura geroglifica fu sostituita da quella copta. La scrittura egizia era di tre tipi: geroglifica (dal greco hieroglýphos, “scrittura sacra”) usata per i monumenti e ieratica (dal greco hieros, “sacra”), usata dai sacerdoti, e demotica, usata da tutti. La scrittura egizia può essere considerata fonetica, figurativa e simbolica. L’alfabeto possiede solo consonanti e nessuna vocale. Le vocali erano sottintese. La scrittura geroglifica, nata nel IV millennio a.C., è composta da pittogrammi, cioè da piccole immagini dipinte raffiguranti piante, animali, utensili, parti del corpo umano, quindi i segni sono derivati delle cose reali. Prima si usò sulla pietra, poi, a partire dal III millennio, su papiro, ricavato da una pianta del Nilo, che permise la circolazione dei documenti. Nel VII sec. a.C. si cominciò a usarla anche in testi religiosi in forma diversa. Nello stesso secolo il faraone Psammetico I introdusse quella cosiddetta “demotica” (dal greco demos, popolare) arricchita di numerosissimi segni. L’impiego simultaneo delle tre scritture durò fino al III d.C. L’ultima iscrizione in demotico è del 470 d.C. Solo nel V sec. d.C. fu introdotto l’alfabeto copto, che usava quello greco con l’aggiunta di nuove lettere. La scrittura egizia è stata decifrata nel 1821 da J. F. Champollion, che trovò una stele nei pressi di Rashid (da cui prese il nome di Rosetta), sul delta del Nilo, recante un’iscrizione trilingue in geroglifico, demotico e greco. Scoperta la stele, la scrittura non fu subito decifrata in quanto gli studiosi ritenevano ch’essa fosse o ideografica o fonetica. Fu proprio Champollion a intuire ch’era entrambe le cose. La lettura dei geroglifici presuppone la conoscenza di almeno 600 segni: una parola può essere scritta come ideogramma (un solo segno per indicare una sola parola), oppure può essere scritta da un segno che va letto come suono. P.es. se vi è un cerchio e un’anatra vicino, il cerchio è un ideogramma che rappresenta il sole e quindi il dio Ra. L’anatra invece è un simbolo fonetico (“sa”). Ora, siccome la parola “figlio” si pronuncia “sa”, l’ideogramma in questione, col segno fonetico combinato, non voleva dire altro che “Figlio di Ra”. Religione: politeismo naturalistico e antropomorfico (a base totemica), nel senso che le divinità rappresentavano in forma umanizzata o semi-umanizzata (corpo umano e testa di animale) le forze della natura (il totem era il simbolo del clan, cioè delle famiglie imparentate tra loro), ma vi erano anche dèi della nascita e della morte, della famiglia e dell’istruzione, ecc. Alcune divinità erano venerate in tutto l’Egitto, altre erano esclusivamente locali. La triade principale era Osiride, Iside e Horus (di quest’ultimo il faraone rappresenta l’incarnazione). Molti animali erano considerati sacri (zoomorfismo): il gatto perché eliminava i topi, l’ibis perché uccideva i serpenti, il coccodrillo perché, scendendo a valle, indicava l’arrivo delle inondazioni del Nilo. Quando un clan sottometteva un altro clan, anche le divinità sconfitte venivano subordinate a quelle vincitrici.Dei dell’antico Egitto Gli Egizi credevano nell’aldilà (immaginato simile all’esistenza terrena), nel giudizio dell’anima, nella reincarnazione. Praticavano l’imbalsamazione. Quando il capo di un villaggio, di una città o regione diventava particolarmente potente a livello sociale o politico, restava fedele alla divinità delle sue origini e si adoperava per estenderne il culto in tutto il paese. A partire dal II millennio si comincia a pensare che tutte le persone sopravvivano alla morte, per cui l’imbalsamazione si diffonde largamente. Dal 1375 al 1350 il faraone Amenofi IV (1375-1358) impose il culto di Aton (disco solare), cambiandosi persino il proprio nome in Akenaton (“colui che è caro ad Aton”), finché questi divenne il solo culto ammesso (monoteismo), che però non sopravvisse alla morte del faraone, a causa dell’ostilità del clero politeista. Resta originale l’idea secondo cui la sorte dell’uomo dopo la morte è determinata dalla sua condotta in vita. E’ probabile che da questa riforma fallita sia nato il tentativo di proseguirla, da parte di Mosè (sacerdote egizio) col popolo d’Israele. Principi etici della riforma furono la giustizia e la benevolenza di un dio unico e universale, il perdono dei peccati, premi e castighi dopo la morte, uguaglianza tra gli uomini, e la proibizione di non uccidere, non rubare, non commettere adulterio, che riappariranno solo dopo 600 anni, coi profeti ebrei. Il suo successore, che era anche suo genero, Tutankamon ristabilì il politeismo, obbligato dalle pressioni dei sacerdoti e del popolo. Morì a 18 anni d’età e la sua tomba fu scoperta intatta nel 1929. I principali dèi egizi: RA, dio sole con la testa di falco; ISIDE, dea della maternità; SOBEK, dio coccodrillo dal cui sudore, secondo la leggenda, ebbe origine il Nilo; OSIRIDE, il dio dei morti; ANUBI, con la testa di sciacallo; HORUS, dio con la testa di falco. I templi ospitavano scuole e biblioteche, erano formati da tante colonne, con diverse sale che portavano al santuario, dove era custodita la statua del dio. Sui muri esterni vi erano raffigurate le battaglie combattute. Solo i sacerdoti potevano entrare nel tempio, raramente i faraoni; la gente assisteva alle processioni all’esterno. Il libro dei morti è una raccolta di formule magiche e preghiere che secondo gli Egizi guidavano e proteggevano l’anima del defunto nel suo viaggio nell’oltretomba. Pensavano che la conoscenza di quDio Anubiesti testi permettesse all’anima di scacciare i demoni che ostacolavano il cammino e di superare le prove poste da quarantadue giudici del tribunale di Osiride. Ordinamento politico-sociale: il faraone è dio in terra (teocrazia) e sovrano assoluto: lo Stato gli appartiene come una proprietà personale ed ereditaria. La seconda persona del regno era il visir, preposto all’amministrazione e alla giustizia. Centro della vita politico-amministrativa è il palazzo reale (= tempio, abitazione del faraone, palazzo della cancelleria, magazzino dei tesori reali: non essendo conosciuta la moneta, si paga in natura o col lavoro gratuito). Il popolo è diviso in sei classi sociali chiuse: 1) sacerdoti (privilegiati, spesso ostili alla monarchia che vuole limitare il loro grande potere); 2) scribi (funzionari addetti all’amministrazione dello Stato: i pochi che sanno scrivere); 3) guerrieri o nobili (con alti comandi nell’esercito: gli unici militari di ruolo erano gli ufficiali; i soldati semplici erano reclutati temporaneamente tra i contadini, che venivano ricompensati con porzioni di terra coltivabile, ma esistevano anche i mercenari, di cui i più importanti erano gli arcieri nubiani. I nobili governano le province); 4) artigiani specializzati (orafi, vasai, falegnami, pittori…); 5) contadini (pochi diritti politici, spesso in condizioni misere, potevano avere una piccola proprietà e sposarsi; erano obbligati a restare nei loro villaggi di nascita; dovevano ovviamente cedere allo Stato una parte dei loro frutti ed erano tenuti a costruire i monumenti voluti dal faraone); 6) schiavi (nemici sconfitti o debitori insolventi, preposti alle attività più faticose, non particolarmente numerosi; in ogni caso non esisteva un “mercato di schiavi”; in genere provenivano dalla Nubia; per potersi affrancare bastava la dichiarazione del padrone davanti a un testimone). Tutto il territorio statale era suddiviso in province, sottoposte a un governatore che dipendeva direttamente dal faraone. Condizioni economiche: attività principale è l’agricoltura (grazie agli straripamenti periodici del Nilo, che però se non avvenivano per un paio d’anni, la carestia era inevitabile, con notevoli conseguenze sociali). Ottima rete d’irrigazione presso il fiume. Notevole la pianificazione delle colture. Industrie sviluppate: oro, argento, rame, stagno, gioielli, pietre dure, profumi, ceramica e tessile (cotone, lino e lana). La proprietà della terra è concentrata nelle mani del faraone che l’affitta ai contadini distribuiti in migliaia di comunità di villaggio (l’affitto poteva arrivare anche al 60% del prodotto). Consistente la produzione di papiri da cui ricavavano carta da scrivere. Condizione della donna: Le donne aiutavano i mariti nel lavoro e facevano lavori domestici: cucinavano, lavavano, avevano il compito di macinare i cereali, preparare la birra, filare e tessere il lino. Con il marito condividevano la vita sociale. Disponevano anche di un’eredità che portavano in dote allo sposo. L’uomo e la donna si sposavano molto giovani: di solito l’uomo (14 anni) era più anziano di lei (12 anni). Si badi che l’età media era di circa 40 anni. L’uomo non poteva sposare una schiava perché era illegale: se lo faceva i suoi figli erano considerati schiavi. Il faraone poteva sposare più donne, che erano costrette a restare nella sua “fortezza”. Quando il marito divorziava dalla moglie, questa aveva diritto agli alimenti. La donna, quando moriva, aveva diritto ad avere una tomba pari a quella dell’uomo. Alimentazione: Pane e birra erano il cibo e la bevanda più usati. Pare che ci fossero circa trenta o quaranta tipi di pane con diverse forme e vari ingredienti: orzo, farro, frumento. Coltivavano anche cipolle, aglio, porri, fagioli, lenticchie e lattuga e mangiavano molto pesce del Nilo. Esistevano anche zucche, datteri, fichi, cetrioli e meloni, ma non agrumi. Ai banchetti sontuosi si offrivano diversi tipi di cibi: anatre, oche, manzo, gazzelle, maiali, pecore, capre, cacciagione, che venivano arrostiti o bolliti, e si beveva vino, mentre i poveri si facevano la birra. Vasi di terracotta e cesti, ottenuti intrecciando foglie di palma e strisce di papiro, erano i contenitori usati nelle diverse attività quotidiane. Abitazioni: Le case erano diverse a seconda delle classi sociali di appartenenza. Le persone comuni abitavano in case di mattoni cotti al sole. Le stanze erano quadrate, avevano finestre piccole e il tetto era usato anche come cucina. Abbigliamento: La maggior parte degli abiti era di lino, una stoffa ottenuta tessendo le fibre di una pianta. La lana veniva usata molto raramente. I loro vestiti erano molto semplici: un gonnellino per gli uomini e per le donne lunghe tuniche in lino, che arrivavano fino ai piedi, e un largo mantello. Gli abiti raramente erano bianchi, ma alcuni vestiti venivano tinti con colori vegetali e minerali (rosso, blu e giallo). Ai piedi si mettevano sandali fatti con foglie di palma e giunchi. I sandali di pelle erano molto resistenti ma anche molto costosi. Le regine e le donne più ricche potevano permettersi collane con grosse perle di pietra preziosa, pesanti collane in oro ed elaborate parrucche; infatti, erano quasi tutte senza capelli per poterle indossare più facilmente. Il trucco si componeva di kohl per colorare di nero gli occhi, di olii e cosmetici per la pelle e di profumi. Nelle feste le donne usavano portare in testa dei piccoli coni profumati. Dato il clima estremamente caldo dell’Egitto, gli uomini, specialmente quelli che lavoravano, non si vestivano con abiti pesanti. La maggior parte di essi, infatti, portava solo un perizoma, lungo fino alle ginocchia, fatto di pelle o di lino. I faraoni, poi, potevano permettersi gioielli da indossare sul petto e sui polsi, spesso raffiguranti divinità. Durante le feste gli uomini più ricchi indossavano parrucche. Acconciature: Si truccavano gli occhi di nero ricavato dal piombo, specchiandosi in specchi di rame e di bronzo lucidati. I capelli erano spesso tinti. Le donne indossavano parrucche per proteggersi dal sole quando lavoravano all’aperto. I bambini, specialmente i ragazzi, avevano la testa rasata, eccetto una lunga ciocca lasciata crescere di lato. Era il “ciuffo della gioventù” e mostrava che l’adolescente non era ancora considerato un adulto. Gioielli e profumi: I profumi venivano conservati in diversi contenitori a forma di animali di ceramica smaltata. I gioielli (famosi soprattutto per l’inserimento di pietre molto dure) si facevano in un’oreficeria che raggiunse varie tecniche di lavorazione dell’oro. Gli uomini e le donne usavano truccare gli occhi, usavano anche il rossetto e l’eye-liner e li mescolavano su un cucchiaio apposito. QuaPiramidi di Gizando le donne andavano ad una festa portavano abiti lunghi e stretti. Giochi: I genitori costruivano per i loro figli animali di legno con la bocca che si apriva e chiudeva azionando una cordicella. I bambini poveri avevano delle trottole di quarzo. Molto conosciuto era il senet: l’antenato della dama e degli scacchi. Piramidi: sono più di 90 in tutto l‘Egitto, oltre alle 180 presenti nella regione nubiana (Sudan), appartenenti al periodo meroitico (300-350 d.C.). I primi faraoni furono sepolti in tombe basse di forma rettangolare chiamate Mastabe (un tronco di piramide formato da gradoni sovrapposti). Poi queste tombe vennero costruite a più strati e diedero origine alle piramidi a gradoni. In seguito alcuni faraoni vollero avere una tomba grandiosa e si fecero costruire dai loro schiavi e dai contadini piramidi in pietra, alte come collinette. Poiché la maggior parte delle piramidi veniva saccheggiata, i faraoni decisero di essere sepolti in tombe più semplici costruite sotto terra o scavate nella roccia, in luoghi non facilmente accessibili (“la valle dei re”). All’interno le pareti erano dipinte con affreschi che rappresentavano scene di vita quotidiana o scene religiose. Per i templi e le piramidi si usavano non mattoni crudi seccati al sole, ma blocchi di pietra, trasportati attraverso il Nilo e i suoi affluenti e anche attraverso i canali artificiali. Ci volevano circa 1200 operai per estrarre le pietre necessarie alla costruzione di una piramide. Sulla terra i blocchi venivano trainati con slitte fatte scorrere sulla sabbia, preventivamente bagnata (quando vennero fatte le prime piramidi non conoscevano ancora la ruota). otto ore al giorno e venivano pagati in natura. Potevano protestare e scioperare e, siccome era difficile rimpiazzarli, le maestranze scendevano facilmente a compromessi, anche perché se si rifugiavano presso il recinto sacro di un tempio, non si poteva usare la forza per ricondurli al lavoro. L piramidi rappresentavano la stabilità del regno, la sua sicurezza, dell’ordine di una società basata sull’antagonismo sociale, in cui il potere politico e religioso dominava in maniera essendo proprietario di tutto.